lunedì 18 agosto 2014

Famiglie senza figli


Le notizie fatte di cifre spesso non si capiscono, così passano inosservate o si dimenticano presto. Quando la notizia del decremento inesorabile delle famiglie con figli è apparsa qualche settimana fa, noi ci siamo affrettati a “catturarla” e a trascriverla per aprire questo commento con cui ricominciamo ad intervenire sul nostro blog. Ecco la notizia, la fonte è proprio l’ISTAT:

+10% FAMIGLIESENZA FIGLI IN 10 ANNIDiminuiscono le coppie con figli mentre crescono le famiglie senza figli e i nuclei monogenitore. E’ il trend confermato dall’Istat nel Censimento popolazione 2011.Le famiglie sono 24.611.766, di cui 7.667.305 formate da una persona sola e 3.304.078 da famiglie non unipersonali senza vincolo di coppia. Prevalgono ancora la coppie con figli (8.766.690), ma rappresentano il 52,7% dei nuclei familiari contro il 57,5% del Censimento 2001. Rilevate 5.230.296 coppie senza figli (31,4% del totale dei nuclei familiari), in aumento del 10% rispetto al 2001.

Le famiglie quindi generano sempre meno figli. Le coppie "scoppiano" e aumentano le famiglie con un solo genitore, che, il più delle volte, non genera altri figli. Lasciamo come sempre ad economisti, sociologi, demografi indagare sulle cause di tutto questo, tanto per non fare del moralismo, che non ha mai cambiato nulla, e passiamo a proporre una riflessione su un passo del nostro amato Petronio, tratto dalla seconda parte del Satyricon che possediamo. Encolpio e i suoi compagni, Eumolpo e Gìtone, hanno fatto naufragio sulle coste di Crotone, antica città greca. Un contadino da essi incontrato li informa che la città, una volta opulenta, sta morendo di un male misterioso: nessuno vuole più figli. Chi si attenta ad averne e ad allevarne è messo ai margini della società (In hac urbe nemo liberos tollit, quia quisquis suos heredes habet, non ad cenas, non ad spectacula admittitur, sed omnibus prohibetur commodis, inter ignominiosos latitat). I valori tradizionali della società romana, frugalitas sanctique mores, sono messi al bando. Gli abitanti si dividono in due categorie, i truffatori e i truffati (Nam aut captantur aut captant). Chi non si è mai sposato e, soprattutto, non ha mai avuto figli è tenuto nella massima considerazione… S'intende, solo perché i cacciatori di eredità ne hanno tutto l'interesse. La città è, infatti, come una campagna durante una pestilenza: ci sono solo corvi che sbranano e cadaveri che vengono sbranati. Encolpio e gli altri faranno presto ad acclimatarsi a Crotone, entrando subito a far parte della schiera "giusta", quella dei truffatori…
Sì, per tutto il romanzo ci sembra circolare un'aria di nostalgia per quel paradiso perduto che è stato il passato glorioso di Roma. Encolpio, e le varie figure di "amici" a cui si accompagna, ci sono sempre sembrati come angeli decaduti e precipitati nel fango di un presente immedicabile. Non si può risalire in cielo, ma solo adattarsi al fango in cui si vive, e questo può riuscire più o meno bene, come insegnano le vicende del testo…
La tentazione di usare questo brano come "chiave di lettura" istintiva del mondo in cui viviamo è irresistibile per noi, mentre stiamo scrivendo. Ci sentiamo assediati da chi cerca di venderci qualcosa per sopravvivere. Mettere al mondo figli ci sembra, sotto ogni profilo, un azzardo, ma, nello stesso tempo, abbiamo terrore della solitudine, specie se l'età avanza… Assaporiamo quindi le parole di Petronio e tutta l'inquietudine che da esse deriva:

[CXVI] Hoc peracto libenter officio destinatum carpimus iter, ac momento temporis in montem sudantes conscendimus, ex quo haud procul impositum arce sublimi oppidum cernimus. Nec quid esset sciebamus errantes, donec a vilico quodam Crotona esse cognovimus, urbem antiquissimam et aliquando Italiae primam. Cum deinde diligentius exploraremus qui homines inhabitarent nobile solum, quodve genus negotiationis praecipue probarent post attritas bellis frequentibus opes: "O mi, inquit, hospites, si negotiatores estis, mutate propositum aliudque vitae praesidium quaerite. Sin autem urbanioris notae homines sustinetis semper mentiri, recta ad lucrum curritis. In hac enim urbe non litterarum studia celebrantur, non eloquentia locum habet, non frugalitas sanctique mores laudibus ad fructum perveniunt, sed quoscunque homines in hac urbe videritis, scitote in duas partes esse divisos. Nam aut captantur aut captant. In hac urbe nemo liberos tollit, quia quisquis suos heredes habet, non ad cenas, non ad spectacula admittitur, sed omnibus prohibetur commodis, inter ignominiosos latitat. Qui vero nec uxores unquam duxerunt nec proximas necessitudines habent, ad summos honores perveniunt, id est soli militares, soli fortissimi atque etiam innocentes habentur. Adibitis, inquit, oppidum tanquam in pestilentia campos, in quibus nihil aliud est nisi cadavera quae lacerantur, aut corvi qui lacerant." <. . .> (Petronio, Satyricon, CXVI)


Andrea Salvini