lunedì 23 ottobre 2023

 

Siamo ancora con Antigone?

 

Ἀντιγόνη                                                                    Antigone

 

ὁμῶς ὅ γ᾽ Ἅιδης τοὺς νόμους τούτους ποθεῖ.           Però le leggi di Ade eguagliano tutti

 

Κρέων                                                                        Creonte

 

ἀλλ᾽ οὐχ ὁ χρηστὸς τῷ κακῷ λαχεῖν ἴσος.    520      La sorte dei buoni non è la stessa dei malvagi

 

Ἀντιγόνη                                                                    Antigone

 

τίς οἶδεν εἰ κάτωθεν εὐαγῆ τάδε;                              Chi sa se anche laggiù è così

 

Κρέων                                                                        Creonte

 

οὔτοι ποθ᾽ οὑχθρός, οὐδ᾽ ὅταν θάνῃ, φίλος.             Il nemico non è un amico, neppure da morto        

 

Ἀντιγόνη                                                                    Antigone

 

οὔτοι συνέχθειν, ἀλλὰ συμφιλεῖν ἔφυν.                    Io esisto per amare, non per odiare

 

Κρέων                                                                        Creonte

 

κάτω νυν ἐλθοῦσ᾽, εἰ φιλητέον, φίλει                       Se devi amare, vattene laggiù e ama i morti:

κείνους: ἐμοῦ δὲ ζῶντος οὐκ ἄρξει γυνή.      525      fin tanto che vivo io non sarà una femmina

                                                                                   a comandare (trad. di E. Cetrangolo)

 

[Sofocle, Antigone, vv. 519-525]

 

Riprendo a pubblicare su questo blog dopo un silenzio che dura ormai da anni. Lo faccio commentando un episodio dell’Antigone  di Sofocle sul quale ho riflettuto fin dalla giovinezza. La trama della tragedia è abbastanza nota. Creonte, nuovo re di Tebe dopo che Etèocle e Polinice, i figli maschi di Edipo, si sono uccisi a vicenda in duello, ha ordinato di seppellire Etèocle che è morto per difendere la sua città e di lasciare insepolto Polinìce, che invece è venuto contro la sua città da nemico. La sorella dei due, Antigone, disobbedisce consapevolmente agli ordini del re, che è anche suo zio in quanto fratello della moglie-madre di Edipo, e seppellisce di nascosto Polinice, ma viene sorpresa da una guardia e portata alla reggia per rispondere del suo misfatto.

Creonte la incalza accusandola di aver disobbedito alle leggi della città, che la obbligavano a odiare il nemico. Antigone esplode con un verso lapidario, che secondo noi rappresenta la più alta conquista spirituale di Sofocle e dell’uomo ellenico: “Io sono nata per amare, non per odiare”. Sono parole indiscutibili, esistenzialmente ontologiche, alle quali Creonte non può rispondere nulla: con il più brutale cinismo, si limita a ordinare che Antigone scenda sottoterra ad amare i sepolti, se proprio deve amarli… e aggiunge anche parole che oggi sbrigativamente possiamo definire sessiste.

In questo mondo che sembra vivere di odio e ha sete di sangue, dove si arriva a percuotere i sanitari che ci curano, ad abusare in vario modo di chi è più debole e a fare molto altro ancora, ci è sembrato bene chiamare i viandanti della rete a riflettere su queste parole di Antigone, consapevoli che corriamo il rischio di essere quanto meno derisi: il verso di Sofocle, quando venne pronunciato per la prima volta, nel 442 a. C., suscitò sicuramente un irrefrenabile applauso, ma oggi? In quanti siamo rimasti con Antigone? E soprattutto, chi sarebbe il Creonte di oggi che ci impone di odiare?

 

Andrea Salvini