Siamo ancora con
Antigone?
Ἀντιγόνη Antigone
ὁμῶς ὅ γ᾽ Ἅιδης τοὺς
νόμους τούτους ποθεῖ. Però le
leggi di Ade eguagliano tutti
Κρέων Creonte
ἀλλ᾽ οὐχ ὁ χρηστὸς τῷ κακῷ
λαχεῖν ἴσος. 520 La sorte dei buoni non è la stessa dei malvagi
Ἀντιγόνη Antigone
τίς οἶδεν εἰ κάτωθεν εὐαγῆ
τάδε; Chi sa
se anche laggiù è così
Κρέων Creonte
οὔτοι ποθ᾽ οὑχθρός, οὐδ᾽ ὅταν
θάνῃ, φίλος. Il nemico non è un amico, neppure da morto
Ἀντιγόνη Antigone
οὔτοι συνέχθειν, ἀλλὰ
συμφιλεῖν ἔφυν. Io
esisto per amare, non per odiare
Κρέων Creonte
κάτω νυν ἐλθοῦσ᾽, εἰ
φιλητέον, φίλει Se
devi amare, vattene laggiù e ama i morti:
κείνους: ἐμοῦ δὲ ζῶντος οὐκ
ἄρξει γυνή. 525 fin tanto che vivo io non sarà una femmina
a
comandare (trad. di E. Cetrangolo)
[Sofocle, Antigone,
vv. 519-525]
Riprendo a pubblicare su
questo blog dopo un silenzio che dura
ormai da anni. Lo faccio commentando un episodio dell’Antigone di Sofocle sul
quale ho riflettuto fin dalla giovinezza. La trama della tragedia è abbastanza
nota. Creonte, nuovo re di Tebe dopo che Etèocle e Polinice, i figli maschi di
Edipo, si sono uccisi a vicenda in duello, ha ordinato di seppellire Etèocle
che è morto per difendere la sua città e di lasciare insepolto Polinìce, che
invece è venuto contro la sua città da nemico. La sorella dei due, Antigone,
disobbedisce consapevolmente agli ordini del re, che è anche suo zio in quanto
fratello della moglie-madre di Edipo, e seppellisce di nascosto Polinice, ma
viene sorpresa da una guardia e portata alla reggia per rispondere del suo
misfatto.
Creonte la incalza
accusandola di aver disobbedito alle leggi della città, che la obbligavano a
odiare il nemico. Antigone esplode con un verso lapidario, che secondo noi rappresenta
la più alta conquista spirituale di Sofocle e dell’uomo ellenico: “Io sono nata
per amare, non per odiare”. Sono parole indiscutibili, esistenzialmente
ontologiche, alle quali Creonte non può rispondere nulla: con il più brutale
cinismo, si limita a ordinare che Antigone scenda sottoterra ad amare i
sepolti, se proprio deve amarli… e aggiunge anche parole che oggi
sbrigativamente possiamo definire sessiste.
In questo mondo che
sembra vivere di odio e ha sete di sangue, dove si arriva a percuotere i sanitari
che ci curano, ad abusare in vario modo di chi è più debole e a fare molto
altro ancora, ci è sembrato bene chiamare i viandanti della rete a riflettere
su queste parole di Antigone, consapevoli che corriamo il rischio di essere quanto
meno derisi: il verso di Sofocle, quando venne pronunciato per la prima volta, nel
442 a. C., suscitò sicuramente un irrefrenabile applauso, ma oggi? In quanti
siamo rimasti con Antigone? E soprattutto, chi sarebbe il Creonte di oggi che
ci impone di odiare?
Andrea Salvini
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