Le notizie fatte di cifre spesso non si capiscono, così
passano inosservate o si dimenticano presto. Quando la notizia del decremento
inesorabile delle famiglie con figli è apparsa qualche settimana fa, noi ci
siamo affrettati a “catturarla” e a trascriverla per aprire questo commento con
cui ricominciamo ad intervenire sul nostro blog. Ecco la notizia, la fonte è
proprio l’ISTAT:
+10% FAMIGLIE
SENZA
FIGLI IN 10 ANNI
Diminuiscono le coppie con figli mentre
crescono le famiglie senza figli e i nuclei monogenitore. E’ il trend
confermato dall’Istat nel Censimento popolazione 2011.
Le famiglie sono
24.611.766, di cui 7.667.305 formate da una persona sola e 3.304.078 da
famiglie non unipersonali senza vincolo di coppia. Prevalgono ancora la coppie
con figli (8.766.690), ma rappresentano il 52,7% dei nuclei familiari contro il
57,5% del Censimento 2001. Rilevate 5.230.296 coppie senza figli (31,4% del
totale dei nuclei familiari), in aumento del 10% rispetto al 2001.
Le famiglie quindi generano sempre meno figli. Le coppie
"scoppiano" e aumentano le famiglie con un solo genitore, che, il più
delle volte, non genera altri figli. Lasciamo come sempre ad economisti,
sociologi, demografi indagare sulle cause di tutto questo, tanto per non fare
del moralismo, che non ha mai cambiato nulla, e passiamo a proporre una
riflessione su un passo del nostro amato Petronio, tratto dalla seconda parte
del Satyricon che possediamo.
Encolpio e i suoi compagni, Eumolpo e Gìtone, hanno fatto naufragio sulle coste
di Crotone, antica città greca. Un contadino da essi incontrato li informa che
la città, una volta opulenta, sta morendo di un male misterioso: nessuno vuole
più figli. Chi si attenta ad averne e ad allevarne è messo ai margini della
società (In hac urbe nemo liberos tollit,
quia quisquis suos heredes habet, non ad cenas, non ad spectacula admittitur,
sed omnibus prohibetur commodis, inter ignominiosos latitat). I valori
tradizionali della società romana, frugalitas
sanctique mores, sono messi al bando. Gli abitanti si dividono in due
categorie, i truffatori e i truffati (Nam
aut captantur aut captant). Chi non si è mai sposato e, soprattutto, non ha
mai avuto figli è tenuto nella massima considerazione… S'intende, solo perché i
cacciatori di eredità ne hanno tutto l'interesse. La città è, infatti, come una
campagna durante una pestilenza: ci sono solo corvi che sbranano e cadaveri che
vengono sbranati. Encolpio e gli altri faranno presto ad acclimatarsi a
Crotone, entrando subito a far parte della schiera "giusta", quella
dei truffatori…
Sì, per tutto il romanzo ci sembra circolare un'aria di
nostalgia per quel paradiso perduto che è stato il passato glorioso di Roma.
Encolpio, e le varie figure di "amici" a cui si accompagna, ci sono
sempre sembrati come angeli decaduti e precipitati nel fango di un presente immedicabile.
Non si può risalire in cielo, ma solo adattarsi al fango in cui si vive, e
questo può riuscire più o meno bene, come insegnano le vicende del testo…
La tentazione di usare questo brano come "chiave di
lettura" istintiva del mondo in cui viviamo è irresistibile per noi,
mentre stiamo scrivendo. Ci sentiamo assediati da chi cerca di venderci
qualcosa per sopravvivere. Mettere al mondo figli ci sembra, sotto ogni
profilo, un azzardo, ma, nello stesso tempo, abbiamo terrore della solitudine,
specie se l'età avanza… Assaporiamo quindi le parole di Petronio e tutta
l'inquietudine che da esse deriva:
[CXVI] Hoc peracto libenter officio destinatum carpimus
iter, ac momento temporis in montem sudantes conscendimus, ex quo haud procul
impositum arce sublimi oppidum cernimus. Nec quid esset sciebamus errantes,
donec a vilico quodam Crotona esse cognovimus, urbem antiquissimam et aliquando
Italiae primam. Cum deinde diligentius exploraremus qui homines inhabitarent
nobile solum, quodve genus negotiationis praecipue probarent post attritas
bellis frequentibus opes: "O mi, inquit, hospites, si negotiatores estis,
mutate propositum aliudque vitae praesidium quaerite. Sin autem urbanioris
notae homines sustinetis semper mentiri, recta ad lucrum curritis. In hac enim
urbe non litterarum studia celebrantur, non eloquentia locum habet, non
frugalitas sanctique mores laudibus ad fructum perveniunt, sed quoscunque
homines in hac urbe videritis, scitote in duas partes esse divisos. Nam aut captantur aut captant. In
hac urbe nemo liberos tollit, quia quisquis suos heredes habet, non ad cenas,
non ad spectacula admittitur, sed omnibus prohibetur commodis, inter
ignominiosos latitat. Qui vero nec uxores unquam duxerunt nec proximas
necessitudines habent, ad summos honores perveniunt, id est soli militares,
soli fortissimi atque etiam innocentes habentur. Adibitis, inquit,
oppidum tanquam in pestilentia campos, in quibus nihil aliud est nisi cadavera
quae lacerantur, aut corvi qui lacerant." <. . .> (Petronio, Satyricon, CXVI)
Andrea Salvini
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