Il merito è pericoloso
"Fuit tamen faber
qui fecit phialam vitream, quae non frangebatur. Admissus ergo Caesarem est cum
suo munere, deinde fecit reporrigere Caesari et illam in pavimentum proiecit.
Caesar non pote valdius quam expavit. At ille sustulit phialam de terra;
collisa erat tamquam vasum aeneum. Deinde martiolum de sinu protulit et phialam
otio belle correxit. Hoc facto putabat se coleum Iovis tenere, utique postquam
illi dixit: 'Numquid alius scit hanc condituram vitreorum?' Vide modo. Postquam
negavit, iussit illum Caesar decollari: quia enim, si scitum esset, aurum pro
luto haberemus. (Petronio, Satyricon,
LI)
Non c'è forse un altro testo che possa darci un'idea
esemplare di come può essere pericoloso essere davvero bravi. Si tratta della
novella del vetro infrangibile, inserita all'interno della Caena Trimalchionis del Satyricon
di Petronio. Trimalcione, fra
una pietanza e l'altra, intrattiene gli ospiti con battute di dubbio effetto in
un latino colloquiale e gustosissimo. Ad un certo punto, parlando del valore
dei metalli preziosi, si lascia andare a raccontare una breve novella. Abbiamo
un anonimo artigiano che ha inventato il vetro infrangibile e che riesce a
farsi ricevere dall'Imperatore con l'intenzione di offrirglielo in dono. Per
dimostrare l'efficacia della sua invenzione, si fa ridare da Cesare la phiala che aveva portato e la sbatte per
terra. L'ampolla non si rompe e Cesare si spaventa come non mai, ma noi non ne
comprendiamo subito il motivo. L'artigiano raccoglie l'ampolla, che è solo
ammaccata, e con un suo martelletto la fa tornare come nuova. A quel punto
crede di essere arrivato al vertice della sua fortuna e Trimalcione lo esprime
con parole popolaresche: putabat se
coleum Iovis tenere. Ecco allora il totale rovesciamento della situazione:
Cesare chiede solo se altri sono a conoscenza del segreto del vetro
infrangibile. L'artigiano risponde candidamente di no e Cesare, rassicurato, lo
fa decapitare seduta stante. Cesare è il supremo custode dell'ordine
precostituito: aveva capito subito che l'invenzione avrebbe fatto crollare il
prezzo dell'oro, i ricchi sarebbero diventati poveri, chi non doveva mai avere
opportunità, le avrebbe invece avute, e via dicendo... Trimalcione, principe
dei ben pensanti, lo sottolinea inequivocabilmente: quia enim, si scitum esset, aurum pro luto haberemus.
Ogni volta che leggiamo questa novella ci viene da pensare a
quanti, provvisti di lauree, master e quant'altro, se si trovano nella
necessità di cercare un lavoro per vivere, si sentono rispondere che il loro curriculum è troppo alto; oppure a
quanti nelle patrie Università, pur provvisti di talento, devono cedere il
passo a chi può vantare meriti, diciamo così, eccezionali. Ciò che ci preoccupa
è che questa mentalità italiana sembra proprio inscalfibile: l'amara novella di
Petronio ce ne documenta l'esistenza fino dalle età più remote. Per stavolta, non
scomodiamo il nipote del Gattopardo...
Andrea Salvini
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