venerdì 14 febbraio 2014


Il merito è pericoloso

"Fuit tamen faber qui fecit phialam vitream, quae non frangebatur. Admissus ergo Caesarem est cum suo munere, deinde fecit reporrigere Caesari et illam in pavimentum proiecit. Caesar non pote valdius quam expavit. At ille sustulit phialam de terra; collisa erat tamquam vasum aeneum. Deinde martiolum de sinu protulit et phialam otio belle correxit. Hoc facto putabat se coleum Iovis tenere, utique postquam illi dixit: 'Numquid alius scit hanc condituram vitreorum?' Vide modo. Postquam negavit, iussit illum Caesar decollari: quia enim, si scitum esset, aurum pro luto haberemus. (Petronio, Satyricon, LI)

Non c'è forse un altro testo che possa darci un'idea esemplare di come può essere pericoloso essere davvero bravi. Si tratta della novella del vetro infrangibile, inserita all'interno della Caena Trimalchionis del Satyricon  di Petronio. Trimalcione, fra una pietanza e l'altra, intrattiene gli ospiti con battute di dubbio effetto in un latino colloquiale e gustosissimo. Ad un certo punto, parlando del valore dei metalli preziosi, si lascia andare a raccontare una breve novella. Abbiamo un anonimo artigiano che ha inventato il vetro infrangibile e che riesce a farsi ricevere dall'Imperatore con l'intenzione di offrirglielo in dono. Per dimostrare l'efficacia della sua invenzione, si fa ridare da Cesare la phiala che aveva portato e la sbatte per terra. L'ampolla non si rompe e Cesare si spaventa come non mai, ma noi non ne comprendiamo subito il motivo. L'artigiano raccoglie l'ampolla, che è solo ammaccata, e con un suo martelletto la fa tornare come nuova. A quel punto crede di essere arrivato al vertice della sua fortuna e Trimalcione lo esprime con parole popolaresche: putabat se coleum Iovis tenere. Ecco allora il totale rovesciamento della situazione: Cesare chiede solo se altri sono a conoscenza del segreto del vetro infrangibile. L'artigiano risponde candidamente di no e Cesare, rassicurato, lo fa decapitare seduta stante. Cesare è il supremo custode dell'ordine precostituito: aveva capito subito che l'invenzione avrebbe fatto crollare il prezzo dell'oro, i ricchi sarebbero diventati poveri, chi non doveva mai avere opportunità, le avrebbe invece avute, e via dicendo... Trimalcione, principe dei ben pensanti, lo sottolinea inequivocabilmente: quia enim, si scitum esset, aurum pro luto haberemus.
Ogni volta che leggiamo questa novella ci viene da pensare a quanti, provvisti di lauree, master e quant'altro, se si trovano nella necessità di cercare un lavoro per vivere, si sentono rispondere che il loro curriculum è troppo alto; oppure a quanti nelle patrie Università, pur provvisti di talento, devono cedere il passo a chi può vantare meriti, diciamo così, eccezionali. Ciò che ci preoccupa è che questa mentalità italiana sembra proprio inscalfibile: l'amara novella di Petronio ce ne documenta l'esistenza fino dalle età più remote. Per stavolta, non scomodiamo il nipote del Gattopardo...

Andrea Salvini

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