sabato 1 marzo 2014


Andarsene, ma dove?


Hic tunc Umbricius 'quando artibus' inquit 'honestis
nullus in urbe locus, nulla emolumenta laborum,
res hodie minor est here quam fuit atque eadem cras
deteret exiguis aliquid, proponimus illuc
ire, fatigatas ubi Daedalus exuit alas,                                                  25
dum nova canities, dum prima et recta senectus,
dum superest Lachesi quod torqueat et pedibus me
porto meis nullo dextram subeunte bacillo.
cedamus patria. vivant Artorius istic
et Catulus, maneant qui nigrum in candida vertunt,                   30
quis facile est aedem conducere, flumina, portus,
siccandam eluviem, portandum ad busta cadaver,
et praebere caput domina venale sub hasta. (Giovenale, Satura III, vv. 21-33)


Umbricio se ne va e saluta l'amico Giovenale sotto l'acquedotto della Porta Capena. A Roma non c'è spazio per le arti oneste, nessuna ricompensa per per le fatiche (artibus ... honestis / nullus in urbe locus, nulla emolumenta laborum): è meglio andarsene, finché Lachesi ha ancora qualcosa da filare, ossia finché la vita ha ancora qualcosa da concederci, la canizie è recente e non serve ancora il bastone per camminare (dum superest Lachesi quod torqueat et pedibus me / porto meis nullo dextram subeunte bacillo): cedamus patria, allontaniamoci dalla patria, dice Giovenale. Possono restare, e ovviamente prosperare, solo i disonesti, quelli che cambiano il nero in bianco, come un Catulo ed un Artorio: vivant Artorius istic / et Catulus, maneant qui nigrum in candida vertunt.
Umbricio si accontentava di un luogo appartato, in campagna, dove Dedalo si fosse spogliato delle sue ali, ormai stanche e inutili (fatigatas ubi Daedalus exuit alas). Oggi la Storia sembra ripetersi, ma in modo più saggio: i giovani migliori non aspettano di arrivare alle soglie della vecchiaia, dopo aver speso i propri anni migliori lottando invano contro un sistema che sfrutta e umilia: se ne vanno, disgustati dal fatto che le loro legittime ambizioni siano troppo spesso frustrate da "precedenze" accordate ad altri meno meritevoli, ma più disposti al compromesso, oppure a chi fin dalla nascita è stato predestinato ad insediarsi in qualche posto di rilievo nella società.
Chi, come noi, giovane non è più e magari ha dovuto subire in anni diversi un simile trattamento, può domandarsi in base a quale inganno, o autoinganno, ha contribuito con il proprio voto, o la propria acquiescenza insonnolita, a che si generasse la situazione attuale...

Andrea Salvini

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