sabato 22 marzo 2014


Antico e contemporaneo (omaggio a Valeria Serofilli)

Ci prendiamo una pausa distensiva, per ricordare che il mondo classico può essere rivisitato con straordinaria leggerezza poetica. Abbiamo seguito Valeria Serofilli fin dai suoi esordi, ossia dal 2001, quando pubblicò la sua prima raccolta, Acini d'anima, con alcuni saggi che essa ha inserito nel suo sito (www.valeriaserofilli.it).
Da quel momento essa ha dato vita ad una preziosa opera di produzione poetica, ma anche di promozione culturale, realizzando nello storico Caffè dell'Ussero di Pisa una lunga serie di presentazioni e serate letterarie. A queste si legano altre iniziative editoriali e culturali tra cui il Premio Letterario Nazionale Astrolabio, per le quali rimandiamo sempre al sito dell'Autrice.
Questa vera maestra del ritmo, dell'allitterazione e della iunctura che genera sovrasenso e nuovo senso, ha saputo rivitalizzare con i suoi numeri l'ironia e la malinconia della visione classica del mondo e dell'uomo nel suo Fedro rivisitato (Bastogi, Foggia, 2004), da cui trascriviamo alcuni brani.

Andrea Salvini


Chi disprezza compra
(Fedro, IV, 3)

Colei non fare
che disse “Tanto è acerba”
cui grappolo
troppo pingue
franò in testa,
ché se il tuo debol salto
uva non coglie né tocca,
ammetti il limite
e di non esser pronto
all’acino non dar colpa!


La riconoscenza del lupo
(Fedro, I, 8)

Quale più gradita ricompensa
per la gru dal lungo collo
dell’aver ancor la testa
dopo aver al lupo tolto
dall’ingorda gola l’osso?


La rana e il bue
(Fedro, I, 24)

“Il troppo stroppia” e
lo sa perfin ranocchia
che per farsi vacca
la pelle tira e strappa
finchè non scoppia!

L’anfora I

Sprigiona il coccio
d’effluvio il falerno
che assapora / la vecchia
cui già
nostalgico riso / squarcia
ruga
di sopite estasi / in fuga.


L’anfora II

Per vecchiezza
valor non si perde
ma quando dei desideri
è tratto il dente,
il più crudele degli affanni
ricordarsi è
dei felici anni!

(Fedro, III, 1)

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