sabato 5 aprile 2014


Scuola e audience...

[III] Non est passus Agamemnon me diutius declamare in porticu, quam ipse in schola sudaverat, sed: "Adulescens, inquit, quoniam sermonem habes non publici saporis et, quod rarissimum est, amas bonam mentem, non fraudabo te arte secreta. <Nihil> nimirum in his exercitationibus doctores peccant qui necesse habent cum insanientibus furere. Nam nisi dixerint quae adulescentuli probent, ut ait Cicero, 'soli in scolis relinquentur'. Sicut ficti adulatores cum cenas divitum captant, nihil prius meditantur quam id quod putant gratissimum auditoribus fore — nec enim aliter impetrabunt quod petunt, nisi quasdam insidias auribus fecerint — sic eloquentiae magister, nisi tanquam piscator eam imposuerit hamis escam, quam scierit appetituros esse pisciculos, sine spe praedae morabitur in scopulo. (Petronio, Satyricon, III)

Chi vive quotidianamente il mondo della scuola sa bene che oggi, specie nelle scuole medie superiori, si vive ogni anno con l'angoscia di sapere quanti allievi ci saranno nell'Istituto l'anno venturo, se ci saranno riduzioni di posti, se qualcuno sarà costretto ad andarsene ad insegnare lontano, magari a più di cinquant'anni, con il peso di una famiglia sulle spalle...
Il problema dell'audience scolastica è antichissimo. Come noto, quello che ci rimane del Satyricon di Petronio inizia in una scuola di retorica. Encolpio, il problematico protagonista-narratore della vicenda ha appena finito una solenne tirata contro la vacuità dell'insegnamento dei suoi tempi. Il maestro Agamennone lo zittisce e comincia a sua volta un sermone rivelatore degli imbarazzanti retroscena della didattica di allora. Se i maestri non raccontassero ciò che vogliono gli allievi, rimarrebbero soli dentro le loro scuole, come già diceva Cicerone (Nam nisi dixerint quae adulescentuli probent, ut ait Cicero, 'soli in scolis relinquentur). I maestri sono ridotti al rango di adulatori, o, meglio, di parassiti, che riescono a procurarsi il pranzo facendosi invitare da personaggi importanti, beninteso al prezzo di dire sempre ciò che piace a chi li invita o, meglio, di tendere agguati alle sue orecchie (nec enim aliter impetrabunt quod petunt, nisi quasdam insidias auribus fecerint). Egli è anche come il pescatore che, se non metterà sull'amo l'esca gradita ai pesciolini, rimarrà sullo scoglio senza speranza di preda: eloquentiae magister, nisi tanquam piscator eam imposuerit hamis escam, quam scierit appetituros esse pisciculos, sine spe praedae morabitur in scopulo.
Il romanzo di Petronio è, come sappiamo, un capolavoro di ambiguità, uno straordinario castello di Atlante letterario. Non si è mai sicuri di nessuna interpretazione che ci sembra di riuscire ad afferrare. Questo un po' ci consola quando leggiamo queste righe...

Andrea Salvini

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